La nascita e lo sviluppo dello scautismo nettunese

Parlare di scautismo come movimento educativo che tende alla formazione della persona nella sua globalità, con l’unico fine di rendere i ragazzi stessi veri protagonisti della loro crescita del presente e attori del futuro, ponendo attenzione a riconoscere nel mondo dei giovani, valori, aspirazioni, difficoltà e tensioni…non è certamente semplice.

Se a questo aggiungiamo che le basi del metodo educativo trovano forza in valori quali l’altruismo, l’avventura, la fratellanza, la semplicità, l’umiltà, il dovere, lo spirito di servizio…il discorso si complica. E questo soprattutto in presenza di una società moderna che modifica rapidamente i suoi riferimenti e sposta sempre più avanti l’orizzonte del benessere. La nostra azione educativa imperniata sulla persona come dono irripetibile di gioia per l’altro, segue un suo processo pedagogico chiamato “progressione personale”, che consente lo sviluppo graduale del ragazzo mediante l’impegno a ricercare e realizzare le proprie potenzialità. Essa si concretizza attraverso una serie di proposte che permettono di valutare la reale crescita dei ragazzi in rapporto a determinati obiettivi.

Naturalmente la progressione personale è graduale, come in natura lo è la vita di un fiore dalla semina al momento della fioritura del bocciolo.

In ogni fascia di età la crescita della persona -del cittadino di domani, come amava ripetere Lord Baden Powell fondatore degli scout-, si attua attraverso dei momenti ricorrenti definiti: scoperta, competenza, responsabilità. Nella fase della scoperta si dà spazio alla predisposizione del ragazzo nel buttarsi in esperienze nuove, al di fuori di schemi precostituiti. In quella della competenza il ragazzo utilizza ciò che è stato “interessante per la propria vita” e si impegna ad approfondirlo pienamente. Nella fase della responsabilità, diventa capace di rispondere concretamente con le sue conoscenze, le competenze e lo stile acquisiti negli anni, alle esigenze del vivere quotidiano. L’educazione al servizio del prossimo si attua lungo tutto il cammino scout, a partire dalle buone azioni dei lupetti e delle coccinelle, per poi passare alla buona azione quotidiana degli esploratori e delle guide, fino al servizio sempre più continuativo del rover e della scolta. Il servizio porta alla convinzione che il vero modo di conseguire la propria felicità è spendere la propria vita per gli altri, ad imitazione di Cristo.

Amava ripetere Don Ghetti, figura mitica dello scautismo italiano: “non vogliamo dei parlatori, ma testimoni”.

Tenace sostenitore dell’azione educativa dello scautismo riuscì, nel pieno dell’epopea fascista della Seconda Guerra Mondiale, a fondare le “aquile randagie”: unico Movimento Scout Clandestino Italiano che sopravvisse durante la sospensione di ogni forma di associazionismo da parte del regime.

Inoltre Lord Baden Powell, durante un campo agli albori della diffusione dello scautismo nel mondo, ripeteva ai suoi giovani Capi di trasmettere ai propri ragazzi un semplice concetto: l’importante per un uomo è “giocare il gioco della vita” senza mai tirarsi indietro.

In forte sodalizio con questo spirito, la Comunità Capi del Gruppo Nettuno 1 si sente in dovere di ringraziare l’impegno educativo di quelle persone, di quei Capi, che tanto tempo fa hanno raccolto questa sfida gettando le basi del nostro attuale Gruppo.

Ai nostri ragazzi ed a tutti coloro che in questi anni sono stati i protagonisti di uscite, notti in tenda in quota, costruzioni di zattere, campi estivi all’estero, operazioni di solidarietà internazionale, campi antincendio, veglie, ecc. diciamo che lo scautismo ci ha aiutato a cogliere il significato di tante cose, a guardare dentro noi stessi per capire, a superare difficoltà apparentemente tremende, a scoprire dove vogliamo arrivare, a capire chi è che sta camminando al nostro fianco.

 

Buona strada!!

La Comunità Capi del Gruppo Scout A.G.E.S.C.I. Anzio-Nettuno I